Una carriera
parallela nel cinema porno può scioccare o rendere perplessi i
fruitori dell'exploitation di Jean Rollin. Il regista ha sempre
cercato di scavalcare i generi (con Phantasmes, ad esempio),
di mescolarli creando una surreale commistione tra il dramma sullo
sfondo, l'orrore e il sesso (con le sue vampire nude). Rollin non
solo però riesce a giocare con i generi e le etichette del cinema di
serie B, ma innalza l'exploitation con la poesia, la più fredda
rappresentazione attoriale viene riversata teatralità della
rappresentazione, e ancora semplici oggetti divengono simulacri di
significati oscuri e esoterici.
A partire da
questo carattere peculiare di Rollin, si può capire come, il
passaggio al porno possa essere una facile discesa in languidi
territori già facenti parte dei territori espressivi dell'autore.
Mettendo per
ora da parte le motivazioni reali, ossia quelle economiche, proviamo
a scoprire come hardcore sia una possibilità vicina al cinema di
Jean Rollin, e non un genere a sé stante, chiuso, ascritto a modi
peculiari della rappresentazione e destinato ad un pubblico altro
rispetto a quello del cinema d'autore o del B-cinema.
Il porno
nella sua forma rappresentativa non è diverso dall'exploitation, dal
cinema autoriale o da quello mainstream, perché nella sua essenza è
“fiction”. I detrattori dell'hardcore lo allontanano dai
territori del cinema in quanto, affermano, è “puro sesso” di
fronte alla telecamera, un vero coito di fronte alla macchina da
presa e quindi lontano da ciò che dovrebbe essere l'anima del
cinema. Niente di più sbagliato. Il porno non è solo la ripresa di
una serie di atti sessuali reali, ma è la rappresentazione di essi:
il coito, ad esempio, è “costruito”, nonostante sia vero, e,
appunto, è costruito in quel dato modo per essere ripreso. Le
posizioni, le diverse posture del corpo sono del tutto innaturali e
realizzate ad hoc per essere riprese. Possiamo quindi parlare di
porno come di una rappresentazione di una seri di atti sessuali, o
ancora meglio, di una serie di atti sessuali recitati, realizzati in
un certo modo (espressivo) per essere ripresi.
Ciò non
toglie che per il carattere di fruizione (consumo) del porno, questo
si presta ad uno sfruttamento economico simile (se non maggiorato) a
quello della sexploitation, di cui Rollin ne è protagonista.
Già si è
accennato nell'introduzione ad una certa inclinazione
dell'exploitation a utilizzare attori e attrici provenienti dai
circuiti hardcore. I motivi economici sono senza dubbio da ricercare
nelle ristrettezze dei budget di produzione: lavorare con attori del
porno è senza dubbio più economico, ma ciò permette anche ai
registi e ai produttori di poter consegnare al mercato due pellicole
al costo di una aumentando così le possibilità di guadagno. È il
caso, ad esempio, di Lèvres de sang,
con il quale Jean Rollin confeziona un prodotto X-rated (titolato
Suce-moi vampire) aggiungendo
alcune sequenze hardcore alla pellicola originale.
Il nudo è
sempre una costante del cinema di Jean Rollin, sia che si tratti
delle “sue vampire nude”, sia che si tratti della sua
cinematografia sexploitation. Nel 1974 dirige sotto lo pseudonimo di
Michel Gentil Schiave del piacere
(Tout le monde il
en a deux) un softcore
francese in cui l'amore saffico e le sequenze lesbo non prevedono
l'elemento del vampirismo tipico del suo cinema delle vampire. Questa
pellicola non aggiunge molto alla produzione costante dell'erotico
francese anni '70, ma, alla luce della filmografia del regista, ci
illumina l'amore carnale tra due donne come un'ossessione tipica
rolliniana, e un piccolo passo verso le successive pellicole hard.
Con l'aggiunta di alcune sequenze hard, e ribattezzato Bacchanales
sexuelles, Schiave del piacere
fu un piccolo successo al botteghino delle sale a luci rosse.
Nella sua
autobiografia Rollin racconta che in una scena di nudo del film
Jeunes filles impudiques (1973)
resa particolarmente difficile dalla virilità poco celabile del
protagonista maschile, complice l'attrice Gilda Arancio, la troupe si
trovò di fronte un amplesso tutt'altro che simulato.1
A metà
degli anni '70, tuttavia, le difficoltà economiche di Rollin lo
spingono a girare film porno tout-court: Ho diretto
X-rated film per
guadagnare qualcosa per
vivere – afferma il regista in una recente
intervista – Non amo quei
film ma dirigerli è
stato divertente. Ricordo
quel periodo con piacere,
mi piacevano le persone
con cui lavoravo e
si girava per uno
o due giorni al
massimo... era molto
divertente, c'era sempre
una piacevole atmosfera. Ma
non sono film interessanti,
è tutto ciò che
posso dire.2
L'ultimo
tentativo di cercare una certa autorialità in una produzione non
dichiaratamente hardcore (ma lo è) è Phantasmes dove, a
differenza dei precedenti softcore e successivi porno, non utilizza
alcun pseudonimo (lo troviamo addirittura in un piccolo cameo nella
parte di uno stupratore). La commistione dei generi – fantastico,
horror, gotico, erotico, pornografico – rende difficile incasellare
il film in un'etichetta precisa, che forse non potrebbe essere che
“rollinade”. Il film racconta la storia di Amy, una ragazza
virginale che, dopo essere sfuggita ad un tentativo di stupro, si
ritrova in un castello (tipica ambientazione rolliniana) in cui un
incontra un vedovo apparentemente innocente ma che si rivela gran
cerimoniere di riti sadiani e orge bondage.
Dopo
Phantasmes Jean Rollin si dedica (utilizzando lo pseudonimo di
Michel Gentil e Robert Xavier) ad una ricca produzione di film porno,
per nulla autoriali, ma che gli permettono, dalla fine degli anni '70
di girare nuovamente pellicole non hard.
Tra la metà
e la fine degli anni '70 Rollin gira quattordici porno: Douces
pénétrations e La comtesse
Ixe nel 1976; Saute-moi dessus,
Hard Penetration, Vibrazioni, Positions
danoises nel 1977; Remplissez-moi...
les 3 trous, Le piccole
collegiali (Petites pensionnaires
impudiques, Lèvres entroverses,
Hyperpénétrations, Disco Sex (Discosex)
nel 1978; Gamines in chaleur,
Bouches lascives et pornos,
Pénétrations viceuses nel 1979. Dopo una
piccola parentesi all'inizio degli anni 80 in cui si dedica ai suoi
film sui morti viventi, Rollin ritorna al porno con Rêves
de sexe nel 1982, mentre l'anno
successivo gira Apprendiste viziose (Sodomanie)
e Folies anales. Nel 1994 scrive una
sceneggiatura porno (Le parfum de
Mathilde) per Marc Dorcel, noto produttore di film porno.3
Dopo
la parentesi
porno, Rollin
giunge alla
fine degli
anni '70 con
una nuova
coscienza d'autore:
lasciatosi alle
spalle i
libertinaggi da
camera da
presa delle
vampire nude,
il suo
cinema appare
più languido,
ancorato ancor
più a
immagini chiave
che nascondono
il potere
del ricordo
e del
rimorso. E
se pellicole
come Les
raisins
de
la
mort
(1978) Fascination
(1979) e
La
morte
vivante
(1982) sono
tra le
sue riuscite
migliori,
spesso
tradiscono la
necessità di
imbrigliare le
pulsioni
dell'inconscio
(Fascination
nasce da
due
accostamenti
inconsueti: la
pornodiva
Brigitte Lahaie
vestita in
abiti inizio
'900 e due
dame dell'alta
società che
bevono sangue
come rosolio
in un
mattatoio)
all'interno
di canovacci
di genere.4
3
Pur non essendo accreditato come regista, il film sembra essere
codiretto da Rollin e Dorcel.
4
Roberto Curti, Jean Rollin, in Il
rasoio e la luna,
Cit., p.25.