Grazie ad alcuni porno
girati tra il 1975 e il 1978 (12 film da Douces
penetrations a Disco Sex)
Rollin potè tornare a dirigere film fantastici e dopo Les
Raisins de la mort
firma nel 1979 Fascination nel quale riutilizza
anche alcune attrici (Brigitte Lahaie e Myriam Watteau) che avevano
lavorato con lui negli hard.
Un grammofono accompagna
la danza di due giovani donne lungo un pontile disteso su un piccolo
lago artificiale. Due donne, apparentemente appartenenti all’alta
borghesia, sono accompagnate da un medico in un mattatoio per bere un
bicchiere di sangue (nell’aprile del
1905 la migliore cura per
l’anemia). Mark (Jean-Marie Lemaire), un
piccolo ladro che ha cercato di truffare i suoi complici si nasconde
all’interno di un castello apparentemente abbandonato. Mentre è
assediato dai membri della banda, incontra tra le mura Elizabeth
(Franca Mai) ed Eva (Brigitte Lahaie), due strane e meravigliose
ragazze legate tra loro da un ambiguo rapporto, che vigilano il
castello in attesa che torni la Marchesa (Myriam Watteau), la loro
padrona. Dopo breve tempo, Mark cede alle lusinghe delle ragazze e fa
l’amore con Elizabeth mentre Eva, armata di una lunga falce, uccide
tutti i suoi inseguitori sulle sponde del laghetto che circonda il
castello. Elizabeth si innamora di Mark il quale però ride dei suoi
sentimenti e la tratta come una sciocca sentimentale. Quella stessa
notte giunge al castello la Marchesa, assieme alle altre donne
appartenenti alla congrega che avvisano Mark che non sopravviverà a
quella notte. Forte della sua pistola, l’uomo non prende sul serio
le minacce ma si dovrà ben presto ricredere quando Eva sta per
ucciderlo, sarà Elizabeth a salvarlo sacrificando l’amica di
sempre al suo amore. Nonostante l’amore che prova per l’uomo,
Elizabeth però farà olocausto di Mark, ferendolo a morte prima di
lasciarlo alle bocche avide di sangue delle altre donne. La frase che
chiude la pellicola è quella più altamente simbolica che
rappresenta appieno la filosofia alla base del film, sussurrata dalla
Marchesa a Elizabeth: Come sei bella
con il sangue sulle
labbra, mirabile sintesi di un film fantastico ed erotico
ad un tempo, che parla di vampiri senza nominare i vampiri, che parla
di amore sfiorando il tema evitando l’eccessivo sentimentalismo. La
cura nell’abbigliamento, nei decori, nell’ambientazione, se
vogliamo anche nella recitazione, che Rollin dedica a questo film
sono unici, una location dal fascino cupo e malinconico, il castello
che memore di un antico splendore, riflette la mai sopita decadenza
attraverso l’ozioso attendere che pervade le sua mura, attesa della
resa dei conti con i malviventi, attesa che sbocci un amore
impossibile, attesa che torni la Marchesa. La lucida fotografia di
Jean-Francois Gatè armonizza il tutto togliendo spessore ai colori
ma donando un senso di oblio senza pari.
La parte
decisamente migliore della
pellicola è quello
visuale: la cinepresa
accarezza sensualmente i
corpi della coppia lesbica
sdraiata su un letto
di pelliccia, la fine
vestaglia color malva delle
donne della congrega che
fluttua nel vento e
la pallida luna piena
che si riflette nel
lago illuminando il nudo
corpo dissanguato che
galleggia nelle placide
acque.1
La mia
idea all’inizio era
di dare a Brigitte
Lahaie un vestito di
inizio Novecento e di
fare un film praticamente
tutto all’interno di
un castello. La prima
scena della sceneggiatura
era quella delle due
ragazze che bevevano sangue
nel mattatoio. Il resto
è una mia idea
partendo da quello spunto:
tutto il film girato
in un castello e
al massimo tre personaggi
nella maggior parte delle
scene. E Brigitte
all’interno di un
castello vestita con un
abito del primo Novecento.2
Il mio
coproduttore voleva fare un
film piccolo, erotico e
economico. Io gli suggerì
che potevamo fare un
vero film fantastico
spendendo gli stessi soldi.
Io mi sarei reso
responsabile di tutti i
costi extra […]. Girammo
in due settimane
noleggiando i costumi o
facendoli fare a Natalie
Perrey […]. Brigitte Lahaie
non è mai stata
così bella indossando quei
costumi. Dopo tanti anni
quello era il suo
primo ruolo importante in
un film non pornografico.
Grazie allo stupendo lavoro
fatto dal truccatore Eric
Pierre e alla fiducia
in se stessa che
riuscì ad avere passò
magnificamente il suo primo
test da vera attrice
[…]. Trovo che la scena
iniziale delle due ragazze
che ballano sul ponte
levatoio al suono del
vecchio grammofono, una
delle più strane che
ho mai girato […]. Il
film non andò bene
a Parigi ma fu
apprezzato dalla critica e
ricevette un’ottima
accoglienza a diversi
festival. […]. Il finale
del film si ricollega
all’inizio: il ponte
serve ancora una volta
come punto d’incontro
per le due assassine
e le loro complici.3
Il titolo
è l’ambientazione
generale è un omaggio
ad una rivista francese
dallo stesso nome, dedicata
a tutte le forme
artistiche legate all’erotismo
pubblicata dal mio amico
Jean-Pierre Bouxyou […].
Il film era vagamente
tratto dal racconto Une
Verre de sang di
Jean Lorrain che mi
fece sapere che all’inizio
del Novecento le classi
abbienti curava l’anemia
bevendo sangue. Mi piace
molto Fascination. E’
molto vicino alla mia
visione della vita,
romantica eppure selvaggia
contemporaneamente. Ha
un’atmosfera veramente
enigmatica e rapace e
delle immagini bellissime,
tra tutte quella di
Brigitte Lahaie che
brandisce la falce nella
scena iniziale nel
mattatoio.4
2
Intervista a
J. Rollin
a cura
di Andy
Black in
Necronomicon,
the
Journal
of
Horror
and
Erotic
Cinema,
Cit.
4
Intervista a Peter Blumenstock, Maggio 1995, in Jean Rollin, Virgins
& Vampires, Cit.